In un’epoca in cui si rivendica — giustamente — la liberazione sessuale femminile, si lotta contro il slut shaming e il revenge porn, e si celebra il diritto delle donne di mostrarsi come desiderano (dal “Free the Nipple” alla body positivity). Tuttavia, se un uomo esprime anche solo ammirazione o attrazione, rischia di essere subito etichettato come “porco”, “predatore”, “oggettificatore”. Il messaggio implicito sembra essere: la libertà di espressione corporea è unidirezionale, e vale solo se il pubblico maschile resta muto.
Mascolinità tossica
La mascolinità tradizionale, inoltre, viene sempre più spesso dipinta come intrinsecamente “tossica”. Qualità un tempo considerate neutre o persino positive — energia, forza fisica e mentale, stoicismo, capacità di non lasciarsi controllare dalle emozioni, autosufficienza, ambizione, coraggio, leadership, assertività — vengono rilette esclusivamente in chiave negativa.
Certo, questi tratti possono essere usati in modo decisamente tossico, per gli altri e per se stessi: esempi classici sono l’utilizzo della forza per fare male al prossimo, la repressione delle emozioni a livelli dannosi, o ancora una competitività estrema.
Quello che sembra vada spesso dimenticato, tuttavia, è che quasi nessuno di questi tratti associati alla mascolinità è intrinsecamente negativo. Persino caratteristiche come l’aggressività e lo sprezzo del pericolo possono essere utilizzati per raggiungere fini nobili: penso a quegli uomini che grazie alla propria forza difendono una donna aggredita da un malintenzionato, oppure i vigili del fuoco che pensano prima ad aiutare chi si trova in pericolo rispetto alla propria incolumità.
Va detto che il concetto di toxic masculinity nasce in origine con un significato più circoscritto: non per condannare la forza, il coraggio o l’ambizione in sé, ma per denunciare le forme distorte in cui questi tratti vengono imposti come obbligo rigido (non piangere mai, non chiedere aiuto, dimostrare sempre di essere il più forte…). Tuttavia, nel dibattito mediatico e militante, il termine viene spesso usato in modo estensivo, fino a dare l’impressione che la mascolinità nel suo complesso sia sospetta o problematica.
Non sembrano esserci più mezze misure quando si parla di mascolinità: si sentono discorsi come “gli uomini hanno problemi di aggressività” o “il genere maschile è ontologicamente problematico”, tanto che l’unico modello maschile “accettabile” diventa quello dell’uomo “decostruito”, cioè che ripudia ogni tratto associato alla virilità.
Ora, si potrebbe dire che questo invito alla decostruzione sia coerente con l’approccio femminista più ampio: rompere i rigidi schemi patriarcali dei ruoli di genere, tanto maschili quanto femminili. Tuttavia, è difficile non notare quanto l’invito alla decostruzione risulti esigente e severo nei confronti degli uomini, e al contrario molto più indulgente nei confronti delle donne.
Questa demonizzazione non promuove l’uguaglianza: sostituisce vecchi pregiudizi con nuovi, creando altre forme di stigma e stereotipizzazione.
Due pesi, due misure
La doppia morale si nota in modo lampante anche nella narrazione degli episodi estremi di violenza:
- Se un uomo uccide una donna, chiedersi cosa lo abbia spinto al gesto è considerato inaccettabile, quasi una forma di giustificazione.
- Se una donna uccide un uomo, invece, scatta immediatamente la ricerca di attenuanti: legittima difesa, esasperazione per i maltrattamenti subiti, squilibrio emotivo.
Il diritto alla comprensione, alla contestualizzazione, all’indagine sulle cause profonde dovrebbe valere per tutti, non essere applicato in base al sesso della vittima o del carnefice.
Odio a senso unico
Sentimenti di misandria — cioè odio o disprezzo verso gli uomini — vengono spesso minimizzati o persino giustificati, come reazioni “comprensibili” o “sfoghi” dovuti a secoli di oppressione femminile. Ma normalizzare l’odio, in qualunque direzione, significa legittimare la disumanizzazione del bersaglio e produrre nuove ferite sociali.
La parità a geometria variabile
Anche il principio stesso di parità viene spesso tradito nei fatti:
- A parole si rivendicano pari diritti e dignità per uomini e donne.
- Nei fatti, si chiedono privilegi, protezioni speciali o vantaggi giustificati come compensazione per torti storici.
Se la parità significa che alcuni sono “più pari” degli altri, non stiamo costruendo uguaglianza: stiamo semplicemente invertendo la direzione dello squilibrio.
La vera giustizia non consiste nel ribaltare le disuguaglianze del passato, ma nel superarle: riconoscendo che ogni individuo merita gli stessi diritti e gli stessi doveri, a prescindere dal sesso.
Esempi
Sebbene i notiziari si concentrino spesso sulle minacce del terrorismo, dei disastri naturali e delle guerre nucleari, non c’è minaccia più grande per l’umanità delle nostre attuali definizioni di mascolinità.
Sarebbe necessaria una più diffusa cultura anche riguardo quegli argomenti che, altrove, si chiamano men’s studies […] La scarsa diffusione di questi argomenti, dovuta non solo a un ritardo delle nostre università ma anche a pregiudizi sociali e alla scarsa informazione, non rende possibile un comune sentire critico nei confronti di una gerarchia di potere declinata al maschile […] Il risultato di questa situazione è una sostanziale indifferenza verso i nodi più importanti del problema sociale della mascolinità. Dovremmo discutere di più e in maniera migliore della connessione non naturale con tanti tipi di violenza, della relazione tra capitalismo e identità maschile, dell’educazione standard alle discriminazioni cui sono sottoposti tanti ragazzi, della negazione della parità dei diritti per tanti gruppi sociali da parte di chi è maschio-etero-bianco-occidentale.
“Il maschile è ontologicamente più problematico del femminile”, Stefania Andreoli, psicoterapeuta: https://www.youtube.com/shorts/hwA5DBqbI4g
“Decostruire il maschile”, Yari Carbonetti: https://archive.ph/hHJ57
“Perché gli uomini oggetto non possono essere paragonati alle donne oggetto, e a ciò che subiscono”, Elisabetta Moro: https://archive.ph/jKwle
“Femminicidio. Veltri: ‘Palombelli, insulto alle vittime. Nulla può giustificare la violenza maschile'”: https://archive.ph/KRIDg
Giornalisti molestati in diretta:
- per Tancredi Manfredi la reazione è una risata e un nulla di fatto: https://archive.ph/yugiz
- per Greta Beccaglia è nato un caso nazionale, a cui sono seguiti un processo e una condanna per violenza sessuale: https://archive.ph/jp1NM
“The Social Experiment | The Rise Of Female Violence”: https://www.youtube.com/watch?v=xEZH6YSQvwA
“I 7 strabilianti privilegi legali delle donne rispetto agli uomini”, Avv. Angelo Greco https://www.youtube.com/watch?v=N_tSraqtxVI
“Le donne che uccidono i partner lo fanno, in quasi tutti i casi, per difendersi”, Paola Di Nicola Travaglini: https://archive.ph/XECmQ
Letture e approfondimenti
Christina Hoff Sommers, The War against Boys
- Sostiene che i ragazzi e gli uomini sono sempre più patologizzati nell’istruzione e nei media.
- Critica il modo in cui il femminismo nella pratica può creare nuovi pregiudizi di genere.
- Affronta la demonizzazione dei tratti maschili tradizionali come l’assertività o la competitività.
Douglas Murray, The War on the West
- Nei capitoli sui doppi standard in materia di genere, sostiene che il discorso occidentale moderno spesso cancella le sfumature e l’empatia reciproca, soprattutto nei confronti degli uomini bianchi.