perché non sono femminista 9

Una delle convinzioni più diffuse è che la violenza di genere sia una prerogativa quasi esclusivamente maschile. Purtroppo, sempre più elementi ci dicono che non sia così.

Violenza bidirezionale

Se è vero che le donne subiscono violenze e abusi in numeri preoccupanti — e che tali fenomeni meritano tutta l’attenzione possibile — è altrettanto vero che studi e ricerche negli ultimi anni hanno mostrato un quadro assai più complesso: uno in cui la violenza all’interno delle relazioni è trasversale, e molto più diffusa in entrambe le direzioni di quanto comunemente si creda.

  • Gli atti di violenza possono essere commessi da ambo i sessi, anche se le modalità, la frequenza e le conseguenze possono differire.
  • La violenza psicologica e quella verbale, ad esempio, sono molto diffuse in entrambi i sensi, e non dovrebbero essere sminuite solo perché non lasciano tracce visibili.
  • Tanti studi sulla violenza domestica riportano tassi di reciprocità elevati: in molte coppie violente, tutti e due i partner hanno compiuto atti di aggressione, seppur in misura e forme diverse.

Eppure, nominare la violenza sugli uomini viene ancora percepito come una “distrazione” dalla lotta femminista. È frequente la reazione: “non è questo il momento”, “non toglierci spazio”, “prima risolviamo il problema delle donne”.

In pratica, si suggerisce che il riconoscimento della sofferenza maschile possa avvenire solo come postilla alla narrativa dominante, e solo quando non rischia di metterla in discussione.

Dati estratti, semplificati… o creati ad hoc

Un altro problema riguarda l’uso selettivo — e talvolta strumentale — di dati e statistiche. Numeri e studi vengono spesso presentati senza chiarire definizioni operative, margini di errore o limiti metodologici, e piegati per sostenere una tesi già decisa a priori.

Esempi ricorrenti:

  • “Una donna su tre subisce violenza fisica o sessuale”: dato spesso citato senza specificare che include esperienze molto eterogenee, dalle avances indesiderate a episodi di violenza grave. In mancanza di distinzioni, la percezione pubblica è che un terzo delle donne sia stato aggredito brutalmente.
  • “Una donna uccisa ogni tre giorni”: frase ad effetto che non distingue tra omicidi legati a relazioni affettive, crimini casuali o contesti completamente diversi.
  • “Le donne guadagnano meno in quanto donne”: affermazione che ignora fattori come anzianità, tipologia di impiego, ore lavorate e scelte di settore, elementi che spiegano gran parte della differenza retributiva.

Quando la statistica diventa narrazione

Il problema non è solo l’errore tecnico, ma il fatto che la presentazione dei dati avvenga con l’intento di suscitare una reazione emotiva, più che di fornire un’analisi accurata.

Un numero drammatico e fuori contesto attira attenzione, genera indignazione, spinge a condividere articoli e post sui social. Ma a lungo termine, questa strategia ha due effetti collaterali pesanti:

  1. Allarmismo e percezione distorta — Le persone iniziano a credere che il fenomeno sia più diffuso o più omogeneo di quanto sia in realtà, generando paure sproporzionate.
  2. Erosione della fiducia — Quando emergono le sfumature reali o si scopre che un dato è stato estrapolato in modo tendenzioso, la fiducia nel messaggio (e in chi lo diffonde) crolla, anche su temi dove i problemi sono reali.

Anche quando nasce da buone intenzioni — sensibilizzare su problemi reali — questa manipolazione dei dati finisce per distorcere il dibattito (e la realtà dei fatti), creare allarmismo, alimentare sfiducia e impedire un’analisi seria delle cause.


Esempi

Donne uccise da uomini, perché sono donne. Questo è il femminicidio.
Un massacro, a vedere i numeri. Circa 150 casi all’anno in Italia, un totale di circa 600 omicidi negli ultimi quattro anni.
Significa che in Italia ogni due giorni (circa) viene uccisa una donna.
Se ne contano migliaia nel mondo. Numeri da genocidio.

― Fabio Bartolomeo, Inchiesta con analisi statistica sul femminicidio in Italia

“Perché c’è ancora chi nega l’esistenza dei femminicidi”, Loredana Lipperini: https://archive.ph/pAq8g

“La strage delle donne: in Italia 99 uccise nel 2024”: https://archive.ph/CRI8a

“Femminicidi, dall’inizio dell’anno uccisa una donna ogni tre giorni”: https://archive.ph/xlG0l

“Femminicidi in aumento una donna uccisa ogni 3 giorni”: https://archive.ph/annhZ

“La ‘violenza sugli uomini’. Una propaganda mascolinista che nega i femminicidi”: https://archive.ph/kNZoV

“Osservatorio nazionale” gestito da Non Una di Meno, in cui per “denunciare la violenza sistemica esercitata sulla vita delle donne e di tutte le libere soggettività che si sottraggono alle norme di genere imposte” si contano tra le morti anche presunti femminicidi il cui movente non è ancora stato accertato o non è connesso alle dinamiche di genere: https://osservatorionazionale.nonunadimeno.net/

“Le donne restano sottopagate, serve un reddito femminista”, Federica Pennelli: https://archive.ph/VAUz1

“Da oggi al 31 dicembre le donne lavoreranno gratis”: https://archive.ph/7Njsq

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Letture e approfondimenti

Barbara Benedettelli, 50 sfumature di violenza. Femminicidio e maschicidio in Italia

  • esplora sia il femminicidio che il maschicidio, analizzando casi concreti e dati statistici per offrire una visione equilibrata delle dinamiche di violenza domestica nel contesto italiano.

Marta Sabino, Il femminicidio. Analisi dei fattori di rischio e di vulnerabilità nella violenza di genere

  • un’analisi approfondita dei fattori di rischio e delle vulnerabilità che possono portare alla violenza di genere, basandosi su dati empirici e studi di settore.

Articoli di avvocati sul femminicidio come reato:

Massimo Donini, Perché non introdurre un reato di femminicidio che c’è già: https://archive.ph/xxmcj

  • il reato di omicidio, già presente nel codice penale, sia sufficiente per punire i casi di femminicidio, e che l’introduzione di un reato specifico potrebbe rappresentare una forma di populismo penale

Francesco Menditto, Riflessioni sul delitto di femminicidio: https://archive.ph/qYE3N

  • si analizza criticamente l’efficacia dell’introduzione del reato di femminicidio nel codice penale italiano, discutendo l’importanza della prevenzione e dell’educazione culturale per contrastare la violenza di genere

Appello firmato da ottanta giuriste, Il reato di femminicidio presentato dal Governo: le ragioni della nostra contrarietà: https://archive.ph/ydLcs https://tinyurl.com/4p88arzs

  • La lettera critica la proposta di introdurre il reato autonomo di femminicidio, ritenendolo un intervento soprattutto simbolico e inefficace, poiché l’ordinamento già prevede l’ergastolo nei casi di omicidio per motivi di genere.
  • Si sottolinea invece la necessità di affrontare le radici culturali, sociali ed economiche della violenza, evitando usi populistici del diritto penale.

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